Utopia, la scuola che vorrei

Si sente sempre parlare di riforma scolastica, ma alla fine, realmente, cosa ci guadagnano gli studenti? Con le “nuove riforme” riescono ad apprendere più facilmente? riescono ad amare la scuola? riescono a non annoiarsi? riusciamo a arrivare tra i primi in cultura?

In realtà non siamo mai andati oltre il 30° posto nel programma dell’OCSE, il “P.I.S.A.” (Influental Programme for International Student Assesment) e nulla fa sperare di riuscire a salire di livello! Se vogliamo dare la colpa ai media, alle distrazioni, di televisioni, radio, Ipod, Ipad, Iphone, ai vizi che diamo ai nostri figli, beh facciamolo pure ma … sono cazzate in confronto a ciò che potrebbe (dovrebbe) essere fatto a scuola!

Prendiamo ad esempio Utopia ( Italo Calvino docet ) un paese al confine con il nostro, li la scuola è molto diversa dalla nostra.

Alle elementari, la prima settimana di scuola la si passa a conoscersi. Non una semplice presentazione con un compitino, un temino, sul chi sono e come è composta la mia famiglia, ma una vera e propria presentazione, senza nessun tipo di pregiudizio! A turno ogni bambino si alza in piedi e davanti alla classe inizia a parlare. Qualcuno, i più timidi, fanno di tutto per non andare li davanti, ma è comprensibili, quindi gli insegnanti gli spiegano che non è un problema e potranno verificarlo vedendo tutti gli altri prima di loro. Tanto c’è tempo! Ed alla fine anche il più timido ha il tempo di convincersi e prepararsi ( per loro, già la prima settimana è favolosamente indimenticabile)
Tutti raccontano alla classe i propri interessi ed i compagni sono stimolati a far domande, per cercare di approfondire.
Non viene dato un tempo limite per parlare, perché più si parla e più i bambini si conoscono e instaurano delle amicizie durature nel tempo, ma non solo, si crea un rispetto ed un feeling incredibile. Il concetto stesso di fare domande, aiuta a crescere ed approfondire, cosa che sarà indispensabile quando inizieranno a studiare.

I professori, mentre i ragazzi parlano, sono attenti ed in qualche caso prendono appunti per essere sicuri di non dimenticare; perché quegli interessi, quelle cose che piacciono ai propri studenti, potrebbero tornargli utili ed aiutarli a studiare quelle materie un po più ostiche per loro. Sono gli stessi insegnanti che ci spiegano il motivo:” In fondo non può piacerci tutto dall’inizio, per questo dobbiamo imparare a conoscere cosa interessa ai nostri studenti per poterli guidare più facilmente nei momenti difficili, in quelle materie o semplici argomenti che hanno difficoltà ad apprendere! Conoscendo i loro interessi possiamo creare più facilmente esempi ed associazioni!

Finite le presentazioni, gli studenti hanno instaurato un rapporto molto stretto tra di loro e con gli insegnanti ed in quel momento iniziano a guidarli in ciò che studieranno durante l’anno scolastico. Non si limitano ad freddo elenco, di cose da fare durante l’anno, ma iniziano a sviluppare una mappa collegando i vari argomenti, senza mai approfondirli troppo se non quando sono gli stessi studenti a conoscerli, nel qual caso li spronano a parlarne perché: “quando uno studente conosce un argomento di studio, solitamente, è perché gli piace e lo spiega con passione. La passione è contagiosa! Per esempio, molti studenti conoscono la preistoria e i dinosauri che vi abitavano, quindi farli parlare aumenta la loro autostima ma li mette anche in condizione di volerne saperne di più, oltre che diventare un riferimento per gli altri studenti”.
La mappa viene sistemata su una delle pareti della classe ed ogni volta che si apprendono nuove nozioni viene aggiornata ed è proprio nel momento in cui la si aggiorna che tutta la classe, insieme, ripassa l’argomento.
La mappa è sempre li, in bella vista anche durante i compiti in classe che vengono preventivati all’inizio dell’anno, infatti sono segnati anche sulla mappa, come una specie di traguardo. In realtà non sono dei veri e propri compiti in classe, più che altro sono “verifiche”. Avendo una mappa davanti potreste pensare che sarebbe sufficiente copiare ma non è così! Prima di tutto nelle scuole di Utopia non esistono voti! Non hanno senso, poichè nessuno deve rimanere indietro, quindi se uno studente non ha capito qualcosa, viene aiutato a tornare al passo con gli altri, dagli stessi studenti o dai professori nel caso che gli studenti rimasti indietro siano più di 3, ciò per la regola comunicativa scritta sul marmo, all’ingresso del loro ministero e che gli insegnanti seguono come un mantra:

“Non è importante ciò che parte, è importante ciò che arriva”

In pratica non importa tanto ciò che diciamo, come lo diciamo, ciò che importa è che la persona con la quale stiamo parlando abbia capito e questo dipende esclusivamente da noi ( in questo caso dagli insegnanti di Utopia).
In effetti hanno una gran dose di umiltà ma per questo vengono ampiamente ripagati, sono amati e seguiti dai propri studenti anche nelle cose più difficili, perché più volte hanno dimostrato che tengono alla loro formazione più di qualsiasi altra cosa e per questo sono enormemente stimati anche dai genitori degli stessi studenti.

Certo. A volte volte si arrabbiano anche loro, ma dato che esiste un profondo rispetto ed amore tra loro, accade come con i genitori: dopo un po’ tutto passa e si torna a sorridere. I fondo quei ragazzi non devono copiare pedissequamente ciò che gli viene detto, ma tirar fuori tutte le loro unicità ed è per questo che ad Utopia oltre a vivere più serenamente, in percentuale nascono molti più business all’avanguardia rispetto agli altri paesi. Alcuni chiudono subito, ma poco importa, tutti sono molto elastici nell’adattarsi e nello sviluppare nuove competenze.

Poiché dai primi giorni di elementari hanno imparato a sviluppare delle mappe mentali, hanno dovuto proseguire nell’insegnamento dei metodi di studio insegnando anche a prendere appunti, così facendo non sono più necessari gli evidenziatori, ma una semplice matita blu e rossa per sottolineare e scrivere le parole chiave dei libri o i quaderni quando l’insegnante spiega.

Un altro dei motivi per cui gli studenti imparano facilmente sono gli orari scolastici. La scuola apre alle 9, non alle 8 o 8,30 come da noi e le lezioni iniziano dopo 15 minuti e non alle 8 o 8,30 come da noi, dove gli studenti bene che vada sono in ritardo di un minuto! Ma la cosa più importante, come dicevo, sono gli orari delle lezioni. Ogni lezione dura 45 minuti al termine della quale, hanno 15 minuti di pausa. Anche nelle classi superiori, alle medie o alle superiori, utilizzano gli stessi orari, anche quando un professore ha più ore di lezione consecutive rispetta la regola dei blocchi di studio. Questa regola è in vigore da quando hanno scoperto la “curva di attenzione”. In pratica superando un limite di tempo, l’attenzione diminuisce, quindi anche la comprensione divenendo quasi inutile insegnare!
Durante le pause, gli studenti riordinano gli appunti, fanno merenda se hanno fame o vanno in bagno, evitando di doverlo fare durante le lezioni. I professori si rilassano tra di loro, prendendo il caffè e dialogando del più o del meno!
L’ingresso alle 9, sopratutto alle medie, per i ragazzi del primo anno, può essere un problema per qualche genitore che deve uscire prima per lavorare, per questo motivo i ragazzi più grandi, quelli della terza media, che vanno già a scuola da soli, fanno “il faro”, “la balena” o la “nave” tutti nomi che stanno ad indicare una guida, un accompagnatore! In pratica, gli studenti più grandi, seguendo il loro classico percorso da casa a scuola, raccolgono, si fanno seguire dagli studenti più piccoli. Pur tenendoli d’occhio, senza mai perderli di vista, sono tenuti a far finta di nulla ( non sempre ci riescono, perché a lungo andare diventano amici). A volte quando attraversano le strade è divertente vedere che gli adulti, senza farsi troppo notare, essendoci passati anche loro, si piazzano in mezzo alla strada camminando pianissimo per fermare le auto e far attraversare questi gruppetti di giovani adulti. Loro continuano a chiacchierare facendo finta di non aver visto ( gli adulti pensano sempre di non esser stati visti), ma finito di attraversare gridano “grazie!” e riprendono la strada!

Alle medie imparano anche tante altre cose, perché sono la porta d’ingresso alle superiori e poiché anche i licei sono tanti, durante i 3 anni delle medie vengono invitati sia dei professionisti, che raccontano alcune caratteristiche dello loro professioni che gli stessi studenti dei licei, per spiegare perché li hanno scelti. In questo modo. già dalle medie riescono a vedere cosa accade quando si sceglie e si segue un percorso e se questo non fosse sufficiente, anche che alcune materie che sembrerebbero inutili ad un primo approccio, alla fine poi servono, hanno anche quelle un loro perché!

Alcuni studenti, grazie a queste informazioni già riescono ad avere ben chiaro cosa vogliono fare da grandi e con l’aiuto di quei stessi professionisti che li hanno “entusiasmati” e dei professori, iniziano a stendere il loro primo programma di lavoro. Non tutti lo seguiranno fino alla fine ma che importa? Se anche smettono di seguirlo, lo fanno perché ne hanno creato un altro, più grande … o più piccolo ma sicuramente più vicino ai loro interessi!

Durante le medie, per essere sicuri di apprendere al meglio, vengono insegnati diversi trucchetti. Trucchi utili per ricordare i numeri e le date ( cose che vennero inventate tanti anni fa in altri Stati ed insegnate solo da aziende private), le formule .. insomma trucchetti mnemonici, delle tecniche di memoria.

Poi arrivano alle superiori, anche qui la prima settimana di ogni anno ci si presenta, si raccontano i propri interessi, si fa amicizia con gli altri studenti e con gli insegnanti ed al termine della settimana ogni professore spiega il programma e i periodi in cui si effettueranno le verifiche, in modo da essere sempre pronti a recuperare se qualcuno è rimasto indietro.

Il grosso del lavoro è stato fatto, giocando, negli anni precedenti, ora alle superiori si studia per il futuro e la maggioranza degli studenti ha già un’idea ben precisa. Qualcuno è ben organizzato, altri solo un’idea di massima, ma sono ragazzi non alberi, quindi se qualcosa non gli piace posso cambiarla, possono cambiare i loro punti di vista,

L’università è una specie di specializzazione, ad alcuni non serve e non ci si iscrive, ma chi lo fa, la porta a termine, non come da noi, dove si iscrivono in 10, solo in 4 si laureano e solo 2 utilizzano la specializzazione acquisita.

Insomma studiare ad Utopia è un’altra cosa!

Visitando Utopia, ho avuto modo di scoprire tanti metodi e tecniche di studio e dato che non tutti possono trasferirsi per andare a studiare laggiù, forse ne farò un corso! … anzi, sicuramente ne farò un corso da scaricare!

Alessandro Nacinelli

Vieni a provare le tecniche di memoria
e seguimi su facebook per sapere cos’altro scoprirò ad Utopia … 😀

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